S. Michele nello spazio urbano, sec XII via Diacono a cura di Andrea Maricelli
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Il sagrato

Fatte salve alcune incertezze a proposito di una datazione precisa sulla nascita della basilica, possiamo comunque cercare di compensare alcune mancanze documentarie attraverso uno studio dello spazio urbano circostante l'edificio. San Michele domina ancora oggi uno dei quartieri di forma quadrata della città antica chiamati Jugeri, di circa ottanta metri di lato, e si trova incluso nella prima delle tre cerchie murarie descritte da Opicino de Canistris, nonostante questa non sia ascrivibile automaticamente al muro romano primitivo, modificato al tempo di re Teodorico (493 - 526 d.C.). Il problema è dato da questa riflessione: fissati il Cardo Maximus (Strada nuova) e il Decumanus Maximus (i corsi Cavour e Mazzini) si ricostruiscono le parallele al secondo, tre a nord e tre a sud, osservando quindi che S. Michele verrebbe a trovarsi al di là dell'ultimo parallelo, il Corso Garibaldi, e, quindi, al di fuori della primitiva pianta romana e della cerchia muraria pertinente. Si può pensare di dare due soluzioni diverse: 1- Abbassare al primo o secondo parallelo sud l'ubicazione del Decumano massimo, facendo rientrare l'isolato di San Michele nella pianta antica. 2- Pensare che queste aggiunte urbanistiche successive abbiano in qualche modo ricalcato nello spazio fra C.so Garibaldi e il Ticino la struttura di matrice romana, come sappiamo di fatto essere accaduto in più luoghi nell'età di Federico Barbarossa. Ciò che è sicuro, comunque, è lo studio che precedette la collocazione della basilica, secondo un calcolatissimo dosaggio dei rapporti urbanistici, producendo variazioni e sistemazioni degli spazi circostanti, senza però contravvenire al moduo dell'isolato quadrato. Come primo elemento osserviamo che, secondo quella che era ormai una tradizione consolidata, per l'ubicazione all'interno del quadrato si preferì porre l'edificio su perimetro dell'edificio, a ridosso dell'angolo sud-occidentale (fig. 1).

La piazza antistante

La piazza antistante la basilica fu inoltre progettata in modo da poter costruirvi uno spazio porticato chiuso, così come è ancora a Sant'Ambrogio a Milano, e come sarebbe dovuto essere a Pavia davanti a San Pietro in Ciel d'Oro (la cui facciata presenta tutt'ora elementi di "attacco" per il portico), o come di fatto era per l' atrium Sancti Syri prospiciente l'antica cattedrale ad aula doppia. Particolari conseguenze portò per San Michele la costruzione di un transetto nettamente accusato (tanto da poter pensare che fosse il portale nord di questo l'entrata alla chiesa utilizzata normalmente): si crearono due slarghi sui fianchi, e si calibrò quello davanti alla facciata principale in modo da creare uno spazio avvolgente, secondo dimensioni comunque modeste rispetto alla mole dell'edificio.

Spazio avvolgente

A questo "abbraccio" fanno da contrappunto sia le portine laterali, che aprono spazi altrimenti chiusi, sia le decorazioni in arenaria, che continua sui risvolti dei contrafforti laterali. La prospettiva, obliqua e raccorciata, si ottenne disponendo la testata meridionale del transetto tangente al lato sud del perimetro viario, e facendo in modo che i suoi angoli occidentali si allineassero grossomodo alla mediana nord-sud dell'isolato. Ciò che davvero stupisce è l'ideazione di uno spazio di intenti opposti, che in un certo senso collabora a rompere l'armonia che fino ad allora sembrava essere stata cercata in tutto l'edificio. Si tratta della piazza che costituisce effettivamente un prolungamento del lato nord del transetto, che arriva così a configurarsi quasi come una chiesa autonoma, dotata di una propria abside, di una facciata (distinta da quella del lato sud per l'imponenza dei contrafforti), e che costituisce l'unico luogo dal quale sia possibile vedere il tiburio, nascosto dalla facciata principale (fig. 2)

Lo spazio urbano
Chiesa di S. Michele

Fig. 1- Planimetria della zona di San Michele Maggiore. In colore le coordinate del reticolato viario urbano di origine romana. Le zone retinate in grigio indicano modifiche edilizie moderne.

Fig. 4 -Particolare della veduta di Pavia disegnata da Ludovico Corte nel 1617 e stampata nel 1653-54 dal Balladal.

Fig. 5-Particolare della veduta di Pavia disegnata da Ludovico Corte nel 1599 e stampata nel 1600.

Fig. 3-Bernardo Lanzani - Veduta di Pavia (affresco nella chiesa di San Teodoro, 1522). Particolare della versione.

Fotografie

Fig. 2 - Facciata settentrionale del transetto con annessa piazza. Situazione al 20 novembre 2002. Una piazza che costituisce effettivamente un prolungamento del lato nord del transetto, che arriva così a configurarsi quasi come una chiesa autonoma.

Fig. 8 - San Michele Maggiore, veduta del capocroce da Nord. Si noti il rispetto delle proporzioni antiche tra l'altezza della chiesa e gli altri edifici, che risultano meno imponenti e quasi schiacciati.

Lato ovest

Corroborano quanto detto le osservazioni sulle variazioni plastiche dei rilievi e della copertura della facciata: sembrerebbe che siano state concepite secondo visuali scorciate e laterali, di angolazione assai ristretta, causate dall'impossibilità, sia per quanto riguarda i lati, sia per la facciata principale, di godere di una completa veduta frontale (come invece accadeva per il prospetto nord del transetto). La piazza del lato ovest fu modificata nel 1875, contestualmente all'ampliamento del parco del limitrofo palazzo Arnaboldi (settecentesco): si cercò, demolendo la recinzione antica e costruendo una cancellata arretrata di qualche metro, di dare maggior respiro al San Michele. L'intenzione fu buona, ma il risultato trascurabile. Fra le altre modifiche ricordiamo l'abbattimento del muro perimetrale dell'angolo sud-est dell'isolato, effettuato nel momento del restauro ottocentesco e ricordato nelle memorie del Dell'Acqua insieme all'abbattimento dei locali della vecchia sagrestia (1402) costruiti a ridosso dell'edificio: si aprì da questo punto la veduta sull'abside e sul transetto.

Gli altri edifici

I più preziosi sono quelli ancora aderenti alla basilica, oggi destinati alla canonica, che occupa tutto il lato est della piazza antistante al transetto, e che oggi risulta assai rimaneggiato. L'arco più vicino al San Michele, comunque, è databile intorno al XII-XIII secolo. Il nucleo a ridosso di Corso Garibaldi presenta invece caratteri di più evidente antichità: una muratura irregolare, che parte da una pendenza a scarpa e una bifora in alto la cui colonnina munita di capitello farebbe pensare anche al secolo XI, forse come parte dell'antica canonica collegiale. Importanti anche le testimonianze dei resti murari dell'angolo nord-est dell'isolato: Un voltone appare, collegato ad un moncone di torre (fig. 3), come testimonianza di un nesso tradizionale della struttura urbana pavese. La veduta più recente del Corte (fig. 4) indica l'esistenza di un gemello dall'altro lato di Corso Garibaldi. Ultimo punto da segnalare: almeno provenendo da nord è possibile rendersi conto dell'imponenza che il San Michele doveva trasmettere nel Medioevo, in quanto appare poco variato il probabile rapporto d'altezza tra questo e gli edifici degli isolati posti a settentrione. Lo stesso effetto non è avvertibile da sud a causa dell'edilizia d'epoca moderna, che ha dissolto il panorama storico della città. Chiudiamo questo articolo con l'invito ad osservare le altre figure indicanti, nei secoli, l'ubicazione della basilica rispetto all'agglomerato urbano.

La situazione odierna

Poco sembra mutato dalla descrizione che dava della zona il Peroni alla fine degli anni Sessanta. Certo è che, qui come in altri luoghi di questa nostra descrizione del San Michele, si nota un peggioramento delle condizioni d'attenzione nei confronti della basilica. Fatta eccezione per la piazza antistante alla facciata principale, le vie che circondano l'isolato, ben distinguibili nella planimetria moderna, sono completamente aperte al traffico: è vero che si tratta di sensi unici (generati solo dalla larghezza ridotta della strada, sicuramente non dal riguardo), e che risultano assi viari poco frequentati, ma è pur vero che, conoscendo i danni che l'inquinamento atmosferico sappiamo arrecare al rivestimento dell'edificio, si poterbbe ritenere soluzione auspicabile la completa chiusura alle auto della zona circostante.

Fig. 6 Mappa di Pavia del 1850 circa, particolare della zona sud di San Michele.

Fig. 7. Veduta aerea di Pavia, particolare della zona di San Michele.

 

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